Daniele Della Porta: il senso delle cose attraverso la luce

L’artigianalità è parte del suo stile, etico ed estetico, ed è un piacere che si riserva nel percorso progettuale che tocca molte sfaccettature del design. Tra sfumature teatrali e poetiche, ma con radici ben salde al proprio territorio: la Campania.

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Architetto e designer, Daniele Della Porta porta avanti lo studio avviato dal padre Gerardo affrontando sfide in diversi campi della progettazione: dal design di prodotto all’architettura, dalla direzione artistica alla cura degli allestimenti, fino all’insegnamento al corso di laurea in Disegno Industriale all’Università Federico II di Napoli.

1. Tavolo Incline, per Puntolargo, vincitore del Premio Vero Legno (concorso “Young Design” 2007)

Nocera Inferiore (Salerno) è il paese in cui ha il suo studio ed è lo stesso dove il marchio d’illuminazione Lumere – per cui ha progettato tre lampade: Elica, Leonessa, Polifemo – opera e produce. SI tratta di una collaborazione a chilometro zero…

«Si, ed è meraviglioso incontrarsi velocemente per definire i dettagli. È una condizione che ho vissuto spesso; con Alfa Marmi, Rubinacci Napoli, Lamberti Design, Puntolargo (marchio di design artigianale fondato da Daniele Della Porta insieme al falegname Roberto Lepre e al tappezziere Salvatore Pepe, NdA), Del Basso parquet e ora anche con Lumere».

2. Lampada Elica per Lumere - ph. © Luigi Senatore

Di Lumere lei è designer e anche direttore artistico: in questo dualismo ci possono essere dei conflitti o la stessa proprietà intellettuale concilia le parti?

«Ho sempre creduto fortemente che la figura del direttore artistico non ha nessuna forma di conflitto con quella del designer. Il direttore artistico vive l’azienda costantemente e ne comprende bene le esigenze e magari, come designer, va a colmare dei vuoti di catalogo o altre necessità. Sono sempre pronto a fare un passo indietro rispetto ad altri designers se per caso ci sono prodotti similari o altro, amo il confronto e non eccedo nel numero di pezzi in nome di una coralità di prodotto».

3. Lampada Elica per Lumere - ph. © Gaetano Del Mauro

Cosa le piace del progettare la luce?

«L’emozione, l’ombra. Pongo molta attenzione all’illuminazione anche nei miei progetti di architettura. Dove cade la luce cade il nostro sguardo, la luce significa anche il tipo di atmosfera, la luce è l’unico elemento che da solo può arredare ed emozionare, dare senso a uno spazio vuoto». 

La lampada ricaricabile Leonessa ha una forza semiotica, un’essenza, molto particolare; all’esile tubo metallico che diffonde la luce viene aggiunta la base tonda in marmo che contiene la batteria e un foro per l’acqua, pensato per calarci un fiore…

«Leonessa è un progetto nato chiacchierando con Diego Leonessa, proprietario del pasta-bar Leonessa di Nola, e Ferdinando Ingenito, proprietario della Lumere. Durante un pranzo, osservo che Diego era infastidito dall’avere al tavolo la lampada ricaricabile e il vasetto per il fiore… e così è nata Leonessa, anche grazie al supporto tecnico di Ferdinando. Quando vedo Leonessa penso ad un lampione stradale e mi diverto a immaginare una particolare sequenza di macchinine che corrono al di sotto come se fossero su strade notturne». 

4. Lampada Leonessa per Lumere - ph. © Gaetano Del Mauro

Polifemo è invece un metallurgico tripode che bilancia la propria robustezza strutturale attraverso un anello che ne permette la presa con un solo dito. Il ramo delle lampade wireless è davvero interessante; leggere, mobili, versatili. 

«Quando progetto qualcosa, tranne quando me lo impone l’azienda, cerco sempre un nome che sia un racconto del prodotto; il nome è il primo progetto e raramente i nomi non raccontano nulla di ciò che rappresentano. Questo è un insegnamento del professor Filippo Alison, cui devo molto.

5. Lampada Polifemo per Lumere - ph. © Gaetano Del Mauro

La lampada Polifemo deve il suo nome al fotografo Gaetano Del Mauro che appena la vide, senza esitazione, esclamò: “Polifemo”. In realtà il cerchio nasce dal ricordo dei Teletubbies, perché mio figlio Francesco da piccolo ne aveva uno rosso con il cerchio in testa, e da quel cerchio trascinava questo simpatico pupazzo ovunque. Così ho pensato a un cerchio per prendere agevolmente la lampada ricaricabile. Polifemo è nata perché parlando con Ferdinando Ingenito, abbiamo colto la necessità di avere a catalogo una lampada che fosse competitiva sul prezzo e che avesse una diffusione tradizionale della luce sul tavolo; così ho giocato a creare un corpo sbilanciato dalla testa molto grande».

6. Lampada Polifemo per Lumere - ph. © Gaetano Del Mauro

Architettura e luce: il progetto Cinquanta Spirito Italiano è un bar all’italiana che deve buona parte del suo successo estetico a un’illuminazione “teatrale”.

«Cinquanta Spirito Italiano è un progetto al quale sono molto legato perché è nato da un bel rapporto di confronto, forte, con Alfonso Califano e Natale Palmieri, che hanno avuto il coraggio di investire in pieno periodo Covid senza esitare mai e in un luogo dormitorio, che è il paese di Pagani (Salerno).

7. Cinquanta Spirito Italiano, bar (Pagani, Salerno)

Una scommessa difficile che è andata oltre ogni aspettativa, Cinquanta è diventato un riferimento sano con una qualità dei cocktail straordinaria, un riuscito luogo d’incontro.  Pensando al Cinquanta è vero che il teatro e la teatralità sono ovunque, dall’andamento a gradoni del pavimento che si affacciano sul palco – che è il bancone –, alle vetrate che fanno leggere dall’esterno, l’interno di un luogo dove si sta svolgendo una scena, alla grande tenda di velluto che chiude l’accesso ai bagni e si sviluppa per 10 metri di lunghezza per finire alla luce puntuale e piena di ombre». 

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