Nella storia del design esistono molti progetti in cui, a un certo punto, la funzionalità ha smesso di riferirsi esclusivamente alla praticità ed è diventata, in un certo modo, poesia. È il 1965, e in un Olivetti Store di Parigi fa la sua prima comparsa uno degli oggetti più iconici del Novecento: la lampada Pipistrello, disegnata da Gae Aulenti. Architetto e designer tra le portavoci del Neoliberty italiano, Aulenti concepì la lampada per lo showroom parigino immaginandola come un elemento di “una piazza italiana”, a metà tra colonna, lampione e scultura. Il nome, come si intuisce facilmente, è un chiaro riferimento al piccolo mammifero europeo: l’origine sta nell’ampio diffusore suddiviso in quattro lobi che ne ricorda le ali spiegate.
Un pipistrello di metacrilato e acciaio: la forma della luce secondo Gae Aulenti
La lampada Pipistrello è pensata per essere contemporaneamente una lampada da tavolo e da terra, grazie al suo stelo telescopico regolabile che permette di variarne l’altezza da 66 a 86 cm. Questa soluzione tecnica, innovativa per l’epoca, consente di trasformarla con un gesto semplicissimo, adattandola al contesto e alla luce desiderata.
Il suo diffusore in metacrilato opalino, diviso in quattro lobi, evoca le ali spiegate di un pipistrello, da cui il nome. La base svasata in alluminio smaltato le dona stabilità, mentre la luce si diffonde in modo uniforme, più morbida verso l’alto e più intensa verso il basso. Una presenza scultorea discreta, mai invadente.
Dalla collaborazione con Martinelli Luce nasce la leggenda
Per realizzarla, Aulenti si rivolse a Elio Martinelli, fondatore di Martinelli Luce, che riconobbe subito la forza visionaria del progetto. La produzione iniziò nel 1966, dopo mesi di sperimentazioni dovute alla complessità del basamento. Le prime versioni erano caratterizzate da basi smaltate bianche o marroni, ma nel tempo la lampada ha assunto finiture sempre nuove – nero lucido, ottone, viola, oro – fino alle edizioni limitate create nel 2015 per celebrare il cinquantesimo anniversario.
Le versioni Mini e Pop della Lampada Pipistrello: nuove proporzioni, stessa icona
Le dimensioni della versione classica della Pipistrello originale si aggirano intorno ai 66–86 cm di altezza e 55 cm di diametro, motivo per cui nel tempo sono nate anche le versioni Mini e Pop, più compatte (la Mini raggiunge i 35 cm) ma perfettamente proporzionate: ideali per chi desidera un punto luce più discreto senza rinunciare alla sua iconica silhouette.
Gae Aulenti, la forza di un nome
Dietro la lampada Pipistrello c’è una delle figure più carismatiche del design del Novecento. Gae Aulenti, nata nel 1927 in Friuli, fu tra le prime donne laureate in Architettura al Politecnico di Milano. La sua carriera spaziò dagli arredi agli interni, dal teatro alla museografia: dalla conversione della Gare d’Orsay in museo alla direzione di Palazzo Grassi a Venezia, fino ai progetti per il Centre Pompidou. Nel 1987 Aulenti ricevette il titolo di Chevalier de la Légion d’Honneur francese e la Knight Grand Cross dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 1995. Nel 2012 Milano le dedicò una piazza a Porta Nuova, riconoscendone l’impatto sulla città. Il suo percorso “luminoso” comincia nel 1964 con Giova per FontanaArte, prosegue nel 1967 con King Sun e Queen Sun per Kartell, poi con Oracolo (1968), Patroclo(1975, entrambi per Artemide) e Parola (1980, FontanaArte, con Piero Castiglioni) e infine il Proiettore Cestello realizzato nel 1993 in collaborazione con Piero Castiglioni e l’azienda iGuzzini. Della luce, aveva un parere preciso:
«Tante luci diverse, come se per ogni funzione ci dovesse essere la lampadina, mentre poi sappiamo che una stessa luce cambia a seconda di ciò che le mettiamo attorno. Per esempio, ho sempre odiato quei faretti tecnici americani direzionali che illuminano per punti invece di diffondere; è l’opposto di ciò che fa l’architettura con la luce. Io sono contro l’abbagliamento, e tanto più nella vita quotidiana mi sembra che certe nuove luci abbiano trasformato nei salotti la conversazione in un interrogatorio».
Il luogo perfetto per una lampada Pipistrello?
L’avete desiderata, l’avete acquistata. E ora dove sistemarla? La risposta potrebbe deludere per la sua semplicità: ovunque. La sua versatilità, infatti, la rende perfetta in quasi ogni ambiente, quindi la scelta è solo vostra. Su un tavolo accanto a una poltrona, in una libreria, su un piano d’ingresso o su un comodino: cambia la prospettiva e la luce si trasforma. In ambienti più ampi, la versione full size trova spazio come lampada da terra, creando un punto luminoso elegante. È un oggetto che non si impone: entra in armonia con gli spazi e con le abitudini di chi li abita.
Un’icona globale, dalle case alle collezioni dei grandi musei
Fin dagli anni Sessanta, la Pipistrello è riconosciuta come un simbolo del design pop italiano, capace di fondere la grazia dell’Art Nouveau con il rigore del funzionalismo modernista. Nel tempo è diventata parte della cultura visiva collettiva, protagonista silenziosa di set cinematografici e serie TV come recentemente “Pain and Glory” di Pedro Almodóvar e “The Batman” (2022).
Oggi è considerata una vera e propria opera d’arte industriale: la sua luce abita i più importanti musei del mondo — dal MoMA di New York al Metropolitan Museum of Art, dal Cooper Hewitt al Centre Pompidou, fino alla Triennale di Milano — continuando a rappresentare l’eleganza e l’ingegno del design italiano.
Considerata al pari di una piccola opera d’arte: la sua silhouette fa comparsa nelle collezioni permanenti dei più grandi musei del mondo — dal MoMA di New York al Metropolitan Museum of Art, dal Cooper Hewitt al Centre Pompidou e alla Triennale di Milano, continuando a rappresentare l’eleganza e l’ingegno del design italiano.




