10 lampade da tavolo che hanno fatto la storia (e perchè)

Piccole, pratiche e belle. I 10 modelli "di rottura", tra recupero della tradizione e idee geniali

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Compagne di lavoro alla scrivania, luci d’atmosfera posizionate tatticamente su una madia in soggiorno, lumi di cortesia o da lettura sul comodino: le lampade da tavolo sono tra i prodotti di illuminazione più versatili, con i quali si può giocare puntando su abbinamenti in stile con l’arredo, dimensioni maxi o mini, colori e fogge pressoché infinite. Non stupisce che il mercato offra migliaia di alternative, differenti per foggia, materiale, emissione. Ci sono dei modelli che sono diventati dei veri e propri must have per gli amanti del design, long seller nati a metà del secolo scorso e ancora oggi apprezzati dal pubblico o proposte di rottura che sono diventate degli instant classic a partire dai primi 2000.

Classico rivisitato

La lampada con cappello è stata una delle prime a fare capolino nelle case con l’avvento dell’energia elettrica. In origine composta da una base più o meno lavorata e da un paralume in tessuto, è stata reinventata decine di volte dai Maestri del disegno industriale e dalle nuove leve della creatività. A segnare le pietre miliari della sua evoluzione due modelli su tutti: Costanza di Luceplan, essenziale e spregiudicata come tutta la produzione degli anni ’80, definita da una struttura esile in metallo su cui poggia un paralume in policarbonato intercambiabile, venduto in una confezione piatta e da montare in poche semplici mosse. Oppure Bourgie di Kartell, con paralume plissettato e base a volute barocche; trasparente, colorata o tutta d’oro è oggi prodotta con un nuovo materiale plastico da fonti rinnovabili.

Idee di rottura

L’ironia è stata alla base di tutto il lavoro dei Fratelli Castiglioni che, spesso, prendevano ispirazione da oggetti comuni trasformandoli in qualcos’altro. È forse guardando alle colonne doriche che hanno creato il sostegno di Taccia, lampada da tavolo elegantissima erroneamente etichettata come postmoderna, a catalogo di Flos da oltre 50 anni. Mood più tecnico invece per la geniale tizio di Artemide, ideata per la scrivania; la sua sorgente può essere fissata in diverse posizioni regolando il sistema di contrappesi metallici che ne fa un piccolo capolavoro di ingegneria da tavolo.

Sempre di moda

Ci sono oggetti che sono nati perfetti e, sin dal momento del concepimento, hanno colpito al cuore architetti, arredatori e gente comune. Come la “mitica” Original 1227 di Anglepoise, dalla silhouette così iconica da essere stata ripresa come personaggio-simbolo di una nota casa di produzione cinematografica, la Uovo di FontanaArte, curioso incrocio di artigianato muranese, Art Deco e design organico, o la AJ di Arne Jacobsen con inconfondibile paralume all’ingiù.

Nella gallery la nostra selezione delle 10 lampade da tavolo che hanno segnato la storia del design.

1. Tizio - Artemide

1. Tizio by Artemide

Progettata da Richard Sapper per Artemide nel 1972, Tizio è un piccolo concentrato di ingegneria. Icona del design hi-tech, è composta da parti metalliche unite a pressione senza l’uso di viti, non ha cavi elettrici a vista perché è la stessa struttura a condurre la corrente. Ideale per lavorare alla scrivania, può essere fissata in posizioni diverse grazie a un sistema di contrappesi. Proposta da sempre in bianco e nero, è stata editata in rosso acceso per i suoi 50 anni. Ernesto Gismondi, fondatore di Artemide, ha dichiarato: «Quando l’abbiamo presentata, non c’era nulla di simile sul mercato, era rivoluzionaria. Tizio è bella in qualsiasi posizione, è un oggetto armonioso in tutte le sue parti, si muove con una sola mano ed è sempre estremamente precisa. Non è che non cambiamo nulla negli anni perché non possiamo, non cambiamo nulla perché è così».

2. Taccia - Flos

È una delicata luce indiretta quella diffusa da Taccia di Flos, una delle lampade da tavolo più eleganti il cui segno grafico risulta sempre attuale. Concepita da Achille e Pier Giacomo Castiglioni è composta da un corpo in alluminio scanalato come una colonna dorica che regge un riflettore bianco lucido fuori e opaco dentro, chiuso da un diffusore orientabile in vetro soffiato. Su Taccia ironizzava così Achille Castiglioni nel 1987: «Questa è una lampada interessante per la sua storia, e perché qualcuno oggi la confonde per un oggetto post-moderno. Questo ci diverte molto, perché è del 1962 e io e mio fratello non avevamo nessuna intenzione di fare una lampada post-moderna».

2. Taccia by Flos

3. Bourgie - Kartell

3. Bourgie by Kartell

Ferruccio Laviani ha giocato con il classico creando Bourge di Kartell, una lampada con cappello dalle forme ricche e dal cuore tecnologico. La base barocca è composta da volute intrecciate e sorregge un paralume plissettato che si fissa a tre diverse altezze. Rispetto all’originale in metacrilato del 2004, Bourgie è oggi prodotta in policarbonato 2.0, creato sintetizzando una materia prima rinnovabile derivante dall’industria della cellulosa e della carta. A catalogo sono presenti la celebre versione trasparente, ma anche varianti metallizzate o colorate in massa.

4. Costanza - Luceplan

4. Costanza by Luceplan

Altro esempio di rilettura del classico, Costanza di Luceplan punta tutto su una forma essenziale e archetipica. Nata dalla mente di Paolo Rizzatto nel 1986 e da allora mai uscita di produzione, è stata declinata anche nelle versioni da terra e mini. La struttura in metallo, proposta in color acciaio o ottone, si completa con un paralume in policarbonato bianco o colorato. La lampada si accende toccando un dimmer sensoriale ad astina che consente di passare da quattro diverse intensità luminose.

5. Original 1227 - Anglepoise

5. Original 1227 by Anglepoise

La lampada che saltella sul logo Pixar, celeberrima casa di produzione cinematografica, è molto simile alla Original 1227 di Anglepoise, la lampada da scrivania per antonomasia. Lanciata nel 1935, colpisce al cuore per la forma vagamente antropomorfa della struttura in metallo verniciato con raccordi cromati a contrasto e base in ghisa che funge da contrappeso.

6. Uovo - FontanaArte

6. Uovo by FontanaArte

Un Uovo, di nome e di fatto, è la forma che Ben Swildens ha pensato per la sua lampada prodotta fin dal 1972 da FontanaArte. Da sempre simbolo di perfezione, perché in esso convivono simmetria e asimmetria, l’Uovo è un guscio sottile in vetro soffiato satinato dal tocco Deco. Declinato in tre dimensioni può essere minuto lume di servizio o essenziale scultura domestica.

7. Signal SI333 - Jiedé

Ricorda le lampade da biblioteca il lume per la scrivania Signal SI333 di Jiedé. Pensata per essere funzionale e semplice nell’utilizzo, viene ancora oggi prodotta a Lione seguendo i disegni originali. Un piccolo interruttore metallico sulla base accende e spegne la sorgente luminosa, posizionabile a diverse altezze muovendo i due bracci metallici. 

7. Signal SI333 by Jiedé

8. Cobra - Martinelli Luce

L’allure sixties tradisce l’eta di Cobra, prodotta da Martinelli Luce a partire dal 1968. Caratterizzata da una linea semplice e da una forma geometrica inscritta in una sfera, con la rotazione su un giunto centrale del braccio il riflettore assume una posizione che richiama la testa di un serpente pronto allo scatto. La lampada è formata da due corpi in resina, ed è stato uno uno dei primi apparecchi illuminanti in prodotti con un particolare sistema di stampaggio. Disponibile in bianco, nero o rosso.

8. Cobra by Martinelli Luce

9. AJ - Louis Poulsen

9 AJ by Louis Poulsen​

Viene dal Nord la famosissima AJ di Arne Jacobsen, prodotta da Louis Poulsen fin dal 1957 quando venne creata per il SAS Royal Hotel di Copenhagen (Radisson Collection). Piccola, compatta e leggermente asimmetrica, emette luce diretta verso il basso e l’angolo dello schermo può essere regolato per ottimizzare la distribuzione del fascio. Lo schermo è verniciato in bianco nella parte interna per garantire una luce morbida e confortevole, il corpo e il paralume sono proposti in decine di colori.

10. Eclisse - Artemide

Come l’evento astronomico da cui prende il nome, Eclisse consente di oscurare parzialmente la sorgente luminosa grazie a due calotte di metallo che scorrono l’una dentro l’altra. Disegnata da Vico Magistretti nel 1965 e insignita del Compasso d’Oro due anni più tardi, si ispira alle lanterne cieche dei minatori; pare che il Maestro milanese abbia fatto il primo schizzo su un biglietto della metropolitana, mentre si trovava sul treno. La curiosità che non tutti sanno è che questa lampada da tavolo può anche essere montata a parete.

10. Eclisse by Artemide​

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