Il progetto di Francesco Tagliabue vince LUMEN AI Creative Hackaton 2025 al Fuorisalone

Con la sua opera "5" ha convinto tutti. Quattro chiacchiere con l'artista che ha convinto tutti con immagini cariche di significato, che analizzano il difficile tema della percezione del tempo

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«Hackaton è stato un’esperienza meravigliosa. Quando ho visto il mio nome sullo schermo mi sono emozionato, ho impegnato qualche secondo a realizzare di aver vinto. Non mi aspettavo di essere selezionato, gli altri artisti hanno prodotto video splendidi, io “solo” delle immagini. Ma la motivazione della giuria mi ha riempito d’orgoglio: sono stati premiati i concetti che ho analizzato e il mio pensiero». È felice Francesco Tagliabue, primo classificato dell’Hackaton organizzato durante LUMEN, tra gli eventi del Fuorisalone dedicati all’AI e alla creatività. Artista poliedrico, ama ogni forma espressiva ed è appassionato (meglio, esperto) di meccanica per l’automotive. E sogna un futuro da progettista.

La giuria, Francesco Tagliabue e Aristide Stucchi durante la premiazione

Qual è il tuo background culturale, di cosa ti occupi o che cosa vorresti fare?

«Sono milanese e ho frequentato il Liceo Artistico Multimediale Boccioni; ho frequentato il quarto anno in Canada, a Vancouver, e il cambio culturale mi ha arricchito molto, aprendomi la mente. Dopo la maturità mi sono iscritto alla facoltà di fisica alla Statale. Correva il 2020, le lezioni a distanza mi sono sembrate troppo “complicate”, così mi sono iscritto a un’accademia privata per studiare meccanica applicata all’automotive, i motori sono una delle mie grandi passioni. Nel 2021 ho fatto un’esperienza come meccanico di auto da corsa per un team svizzero (Emil Frey Racing) nel campionato GTWC”
(GT World Challenge – Europe). Finita la stagione sono tornato a studiare, scegliendo lo IED, dove sono tutt’ora iscritto al corso di design industriale. Ho quasi finito, mi mancano due esami e la tesi, per la quale sto lavorando a stretto contatto con un’azienda italiana del mondo nautico. Il mio futuro professional dipende anche un po’ da come andrà».

Aristide Stucchi e Francesco Tagliabue durante la premiazione

Come hai approcciato il mondo dell’arte e dell’intelligenza generativa?

«Amo l’arte da sempre, da piccolo dipingevo e ho seguito corsi di scultura, sono sempre stato appassionato di fotografia e ho provato a buttarmi nel multimediale producendo video e grafiche 3D. Sono venuto in contatto con l’AI per questioni pratiche al primo anno di università, organizzavo ChatGPT per riassumere i miei elaborati, gli appunti, per organizzare i dati. Nello stesso periodo un amico mi ha mostrato le potenzialità di Midjourney, a cui mi sono immediatamente appassionato partecipando anche al secondo Hackaton di Futureberry. Ho studiato molto questo software e una miriade di altri strumenti. Oggi la mia ricerca si concentra su come cambia l’interazione, le logiche sociali, le dinamiche tra le persone quando entrano in gioco questi strumenti».

AI Artists durante l'AI Creative Hackathon

Come hai conosciuto Hackaton?

«Come detto, avevo partecipato già alla seconda edizione, su suggerimento di un collaboratore dello IED. All’epoca ero davvero alle prime armi, utilizzavo Midjourney da solo un mese, diciamo che mi sono buttato. Ho anche partecipato con un amico all’edizione dedicata al sound. Hackaton è un momento di aggregazione fantastico, per tre ore ci sono menti creative che progettano, artisti immersi nel processo. È emozionante».

Francesco Tagliabue durante la premiazione

Qual è la genesi di 5, l’opera con cui hai vinto Hackaton 2025? Che cosa significa?

«Ci tengo a sottolineare che nella prima fase creativa non ho utilizzato alcuno strumento di intelligenza artificiale, ma per circa un’ora ho scritto su carta, con la penna, che cosa volessi rappresentare. Leggendo e rileggendo il testo ho trovato i concetti chiave che volevo riportare nell’opera, ovvero il confronto tra presente e futuro, in uno scenario notturno di festa, con luci. La seconda ora ho organizzato i concetti con ChatGPT e solo negli ultimi 40 minuti ho generato le immagini. Sono partito dal concetto di tempo, dall’analizzare la luce come segno evidente del passare del tempo, le feste sono diventate un rituale di aggregazione animato dalle performance percettiva. Ho anche analizzato il tema del post-umano, che mi affascina da sempre, ho progettato per un umano ibridato con la macchina. Il nome 5 nasce in maniera casuale, perché la mia chiavetta era la numero cinque, ma anche come rimando ai nostri sensi, che appunto sono cinque».

Cosa farai con il premio?

«Non lo so ancora, forse mi comprerò una macchina fotografica o forse un computer performante!».

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