D’Alesio & Santoro: la luce tra poesia e scienza

L'illuminazione come nuova frontiera della ricerca: Carlo D'Alesio e Piero Santoro introducono la loro visione della luce, tra applicazioni "tradizionali" e studi visionari sulla fotobiologia.

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Carlo D’Alesio e Piero Santoro sono riusciti a creare una realtà complementare per lavorare con la luce a tutto tondo, affrontando progetti illuminotecnici su diverse scale con lo studio D’Alesio&Santoro, e spingendo al limite la disciplina con la società di consulenza MEG, che opera nel settore della fotobiologia applicata. 

1. Carlo D’Alesio, Piero Santoro. Foto Copyright Luca Benedet, 2021

Per il duo il primo approccio con la luce risale ai tempi dell’università, nel 2002, con la partecipazione al concorso internazionale Lights for the Future della fiera tedesca Light+Building. Selezionati come unici italiani nella categoria studenti, hanno interpretato il riconoscimento come uno stimolo per continuare a lavorare sul tema. Dopo la laurea e il master in progetto e tecnologia della luce al Politecnico di Milano (dove hanno curato diversi insegnamenti, fino ad oggi) si separano professionalmente intraprendendo percorsi diversi: per 5 anni, Carlo lavora in METIS Lighting, mentre Piero è nella divisione Light Management System di 3M, occupandosi principalmente di tecnologie ottiche in film. In quegli anni, nonostante i percorsi professionali in aziende diverse, D’Alesio e Santoro hanno condiviso un continuo scambio e confronto sul tema della luce, culminato con la loro prima partecipazione al Salone Satellite del 2005, fino alla nascita ufficiale della società D’Alesio&Santoro nel 2010.

Per il duo il primo approccio con la luce risale ai tempi dell’università, nel 2002, con la partecipazione al concorso internazionale Lights for the Future della fiera tedesca Light+Building. Selezionati come unici italiani nella categoria studenti, hanno interpretato il riconoscimento come uno stimolo per continuare a lavorare sul tema. Dopo la laurea e il master in progetto e tecnologia della luce al Politecnico di Milano (dove hanno curato diversi insegnamenti, fino ad oggi) si separano professionalmente intraprendendo percorsi diversi: per 5 anni, Carlo lavora in METIS Lighting, mentre Piero è nella divisione Light Management System di 3M, occupandosi principalmente di tecnologie ottiche in film. In quegli anni, nonostante i percorsi professionali in aziende diverse, D’Alesio e Santoro hanno condiviso un continuo scambio e confronto sul tema della luce, culminato con la loro prima partecipazione al Salone Satellite del 2005, fino alla nascita ufficiale della società D’Alesio&Santoro nel 2010.

Accanto allo studio, ed insieme a Design Group Italia, nel 2018 il duo fonda MEG, società per la consulenza in fotobiologia applicata, disciplina che studia e investiga l’interazione della luce con gli organismi viventi, posizionata come ponte fra ricerca ed industria. La dualità professionale viene riassunta dalla coppia con il binomio “luce per umani – luce per non umani”, ambiti di applicazione diversi per una strategia comune di crescita che si basa su anni di studi, preparazione teorica e sperimentazione empirica. «La luce artificiale è secondo noi la più grande ed estesa protesi del genere umano – sintetizzano D’Alesio e Santoro – Una protesi condivisa. Il fatto che esista la luce artificiale è una risposta a una mancanza dei nostri fotorecettori. Un giaguaro non ne avrebbe bisogno. Quando la bioingegneria consentirà all’occhio umano di superare i propri limiti naturali non ci sarà più bisogno di lighting design e lampade».

2. "Fotobioreattore Photo-B-Otic presso l’installazione di ingresso al Padiglione Italia EXPO 2020 Dubai, ideata da CRA-Carlo Ratti Associati per ENI S.p.A." - Foto Copyright MEG, 2022

Operate nel campo della luce da oltre 15 anni. Che direzione ha preso la vostra ricerca?

Carlo D’Alesio: «Non vorrei dilungarmi sul linguaggio formale della luce, sull’estetica o sull’applicazione di nuove sorgenti; in D’Alesio&Santoro, la nostra ricerca è principalmente di tipo imprenditoriale. I nostri passati professionali si sono fusi abbastanza presto all’interno della società, tutto quello che guadagniamo viene reinvestito per far crescere la struttura dello studio. Desideriamo essere solidi, organizzati, vogliamo darci delle procedure che siano chiare e applicabili a ogni aspetto del lavoro, evitando però di farle diventare troppo stringenti o soffocanti. La ricerca tecnologica è invece la base di MEG».

3." Piero Santoro in copertura totale anti-UV presso un allevamento di Hermetia Illucens" - Foto Copyright MEG, 2022

Piero Santoro: «La nostra formazione accademica è avvenuta in concomitanza con la nascita del Solid State Lighting (LED, OLED, Laser). A differenza dei colleghi delle generazioni precedenti, non abbiamo sofferto il passaggio dalle tradizionali sorgenti luminose “elettriche” a una sorgente “digitale” con possibilità di controllo diverse e più sofisticate. La potenzialità intrinseca della tecnologia ci ha fatto riflettere su quali potessero essere le applicazioni di tutto il Solid State Lighting oltre il general lighting, legate al benessere o più spinte sul fronte scientifico. Abbiamo approcciato le piante superiori e così è arrivata MEG (acronimo di Mutable Efficient Growing) nel 2013, una serra domestica e connessa, ma dietro cui stava il più ampio concetto della fotobiologia applicata. 

Le competenze apprese sulla coltivazione delle piante sono state poi applicate alle alghe – per cui deteniamo brevetti e altri asset – ai funghi, all’allevamento di insetti a scopo industriale. Durante la pandemia abbiamo lavorato al tema della sanificazione dell’aria e delle superfici. 

Oggi con MEG ci occupiamo di consulenza fotobiologica in ambiti “di frontiera”, e i nostri clienti sono soprattutto dipartimenti universitari su tutto il territorio nazionale e centri di ricerca e sviluppo di grandi aziende, come ENI e Green Has Group».

4. “Maglite Dart”, “Zippo Lantern”, “Phycotrone” - Styling e Fotografia Copyright Luca Benedet, 2021

Comfort visivo, sicurezza, senso di “bellezza” sono bisogni a cui deve rispondere un progetto illuminotecnico. Qual è il vostro approccio?

Carlo D’Alesio: «Chi lavora con la luce ha a che fare con l’entità più pervasiva della realtà fisica. La luce sta nel fondo delle nostre retine, ci penetra per consentirci di vedere, c’è la luce naturale (che scientificamente parlando arriva dall’esterno del sistema Terra), c’è la luce artificiale delle lampade e quella emessa dagli oggetti d’uso comune, come monitor dei computer o schermi degli smartphone. Tutto si fonde e con-fonde, con una scala immensa di valori, che per noi umani, per quanto siamo riusciti a comprendere fino ad oggi, parte dalla galassia con il concetto di anno luce per arrivare ad un’entità minima invisibile, il fotone. Accantonando per un attimo la riflessione filosofica, quando si progetta c’è sempre un triangolo fatto di tempi, costi e performance. Il progettista si deve muovere all’interno di questi parametri cercando il compromesso migliore. Solo l’artista è libero di non tenerli in considerazione».

5. “Stazione di Roma Tiburtina, panoramica livello terra” - Foto Massimo Di Filippo, 2019 D'Alesio&Santoro (CC-BY-NC-ND)

Avete firmato progetti su ogni scala, dalla stazione Tiburtina fino a lavori intimi, come l’installazione di Cartier alla Design Week milanese del 2022. Qual è il fil rouge che unisce tutti i vostri interventi?

Carlo D’Alesio:  «Il trait d’union è l’estrema pervasività della materia che trattiamo. Alla base di ogni nostro lavoro c’è poi l’approccio pragmatico. Ad esempio, nei casi di Roma Tiburtina FS e Brescia AV abbiamo cercato la rispondenza agli stringenti vincoli di capitolato e normativi, al fine di garantire il più possibile la sicurezza, rispettando le stringenti normative in ogni ambito. Nel caso di illuminazione di uno snodo ferroviario c’è poco spazio per le velleità artistiche, ed il tema estetico si riduce a impattare il meno possibile sul costruito. Invece il gesto creativo è estremamente importante in un progetto espositivo temporaneo come quello per Cartier al Salone del Mobile 2022 – uno spazio transitorio che dura solo 7 giorni consente di sperimentare molto di più che un’infrastruttura con una durata di vita di almeno 15 anni. Abbiamo anche lavorato a degli eventi per Balich Wonder Studio, ed in questi casi la sperimentazione artistica e di linguaggio è stata altissima. L’approccio rimane differente di volta in volta, in base al contesto e alla committenza. Non esiste una ricetta omnivalente per il progetto illuminotecnico perfetto». 

6. “Cartier: the Culture of Design at Milan Design Week 2022” - Foto Copyright A&S Team, 2022

Piero Santoro: «Qualunque sia il campo d’azione il nostro lavoro è un po’ “plasmare l’intangibile”. Il garantire certi valori illuminotecnici, uniformità, corrispondenza cromatica, contrasti percettivi, è sempre legato alla comprensione di una materia impalpabile alla volontà dell’uomo. Con D’Alesio&Santoro e con MEG, trattiamo la luce in molti modi differenti. Abbiamo anche alcune collaborazioni basate sull’integrazione della luce negli oggetti industriale di largo consumo, studiando come la luce può comunicare con l’utente, ad esempio nelle vending machine, nelle macchine di industria pesante o nelle colonnine di ricarica per le auto elettriche, come parte delle nostre operazioni insieme a Design Group Italia. Essere assolutamente trasversali è forse, ad oggi, proprio la nostra cifra identitaria». 

7. “Stazione di Brescia, dettaglio settore AV” - Foto Massimo Di Filippo, 2020 D'Alesio&Santoro (CC-BY-NC-ND)

L’applicazione scientifica della luce è il cuore di MEG. Parliamo della luce per i non-umani…

Piero Santoro:  «La scintilla iniziale è stata una riflessione sulle possibilità evolutive delle tecnologie LED a banda stretta, comunemente dette “single-wavelenght”, da applicare in maniera diversa e più scientifica rispetto al tema ultradecennale dell’human-centric-lighting o all’industria dell’entertainment. Ci siamo trovati quindi immersi nel mondo della fotobiologia applicata, abbiamo studiato molto i meccanismi biochimici foto indotti. Abbiamo iniziato a vedere la luce come un “attuatore”, cercando interlocutori stimolanti e che potessero stimolarci. Quello di MEG è un mondo infinito e nuovo, gli studi divulgativi sono datati e si fermano a un approccio analogico. C’è molto da scoprire, ad esempio stiamo studiando il ruolo della fotobiologia nei processi di circolarità. Dalla coltivazione di piante a quella di microalghe o, ancora, a quella di funghi foto-arricchiti in Vitamina D. Stiamo approcciando l’industria aerospaziale per consentire la produzione di ossigeno in sistemi vitali confinati. In una base lunare o una spedizione in un lungo viaggio Marte, la produzione di ossigeno e di alimenti deve essere un processo auto-rigenerativo e potenzialmente a zero scarti. La nostra ambizione più grande è diventare un centro di ricerca indipendente sulla fotobiologia applicata e oltre, per scoprire nuove frontiere ancora inesplorate».

 

 

www.dalesioesantoro.it

www.megscience.com

 

 

 

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