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Bambino, Parigi. Vista interna del vinyl bar-restaurant progettato da Fabien Lombardi. Ph. Valerio Geraci.
Negli ultimi dieci in anni, in Europa, abbiamo assistito a una diffusione capillare di esperienze che pongono l’ascolto della musica in primo piano, unita all’apertura di una serie di spazi in cui vivere questi momenti nel modo migliore: i listening bar. Da un lato c’è la costruzione di nuovi modelli di socialità legati al post-pandemia: dopo un momento di isolamento forzato, le persone hanno iniziato a ritrovarsi con nuovo slancio a fare assieme attività che possono essere svolte anche in solitaria (ne sono un’ulteriore prova la popolarità dei cosiddetti run-club).
Dall’altro lato c’è stata un’evoluzione della fruizione della musica elettronica, oggi non solo parte della cultura dei club ma proposta anche in altri momenti e contesti; soprattutto sono divenuti popolari sottogeneri che non vanno per forza ballati, ma che devono essere ascoltati con attenzione, nel silenzio e nel relax, per essere apprezzati ad ogni livello.

La storia dei listening bar
Da qui la diffusione di locali in cui l’impianto Hi-Fiè protagonista, e la qualità del suono viene ricercata in maniera quasi ossessiva. Ma dove è nata questa tendenza?
Il concetto di listening bar nasce in Giappone, verso la fine degli anni ’20, dai cosiddetti ‘jazz kissa’, che si proponevano come luoghi in cui ascoltare dischi jazz, ai tempi non alla portata di tutte le tasche; chiusi durante la guerra, tornarono prepotentemente durante gli anni ’60, di pari passo con l’evoluzione dell’industria audio nipponica (brand come Technics, Yamaha, Pioneer). Il Giappone è stato il paese che nell’epoca moderna ha avuto il ruolo di vero e proprio divulgatore della cultura High-Fidelity, e i club di ascolto erano la casa di questa cultura.
I listening bar ricercano il suono perfetto
L’ high-fidelity audio nasce dal desiderio di riprodurre la musica nella maniera più fedele possibile all’originale, cercando di eliminare ogni distorsione o perdita di dettaglio che possa allontanare l’ascoltatore dall’esperienza autentica dell’esecuzione dal vivo. Si tratta di una vera e propria “caccia al suono perfetto”, come racconta Greg Milner nel suo libro Perfecting Sound Forever descrivendo la storia della registrazione audio come una continua tensione tra la fedeltà tecnica e l’interpretazione soggettiva di cosa significhi “suonare bene”.

Da un lato, ingegneri e appassionati hanno cercato di perfezionare tecnologie e supporti per avvicinarsi il più possibile alla realtà sonora; dall’altro, ogni innovazione ha portato con sé nuove domande su cosa sia davvero autentico e su quale sia il ruolo della creatività nella manipolazione del suono.
L’ascolto a un livello superiore: lo scopo dei listening bar
Il concetto di listening bar oggi si basa su un’estetizzazione dell’esperienza di ascolto: da luoghi comunitari in cui il proprietario del locale forniva il suo stampo personale al tipo di esperienza, sono diventati spazi instagrammabili in cui l’estetica sovrasta il puro ascolto. Nei listening bar originali non si parlava, ma si ascoltava il lato di un disco. La diffusione e l’utilizzo dei social media ha però enfatizzato l’estetizzazione di questo tipo di luoghi.
Il design dei listening bar tra ascolto, funzionalità ed estetica
Sebbene la filosofia progettuale dei listening bar si basi sulla funzionalità acustica, oggi anche l’elemento visivo viene valutato in maniera ponderata, contribuendo all’esperienza complessiva, in un dialogo tra design, audio e arredamento.
Il design stesso dei sistemi audio è diventato parte integrante dell’esperienza. I sistemi con speaker custom vengono progettati non solo considerando la qualità sonora, ma come oggetti scultorei che definiscono l’identità visiva dello spazio. Lo Space Talk di Londra, ad esempio, ha incorporato degli speaker disegnati dalla azienda specializzata Friendly Pressure in collaborazione con il designer Lewis Kemmenoe. In generale, il bespoke sound system rappresenta la massima espressione di un approccio che unisce funzionalità visiva e sonora all’estetica, diventando, spesso, anche un elemento di branding del locale stesso.
L’illuminazione dei listening bar
L’illuminazione dei listening bar è concepita come elemento architettonico attivo; I progettisti utilizzano sistemi di illuminazione adattiva che modulano intensità e temperatura colore durante l’arco della giornata. Sempre allo Space Talk, viene incorporata “una grande luce nel soffitto, come una finestra verso il cielo, che cambia man mano che la notte si fa più profonda dal bianco a un rosso intenso, reminiscente di un tramonto”, un approccio che trasforma l’illuminazione in narratore silenzioso dell’esperienza temporale.

Le temperature colore calde (2700-3000K) dominano per creare atmosfere intime e rilassanti, mentre luci più fredde vengono utilizzate strategicamente per accenti decorativi specifici. L’obiettivo è creare un “effetto cocoon” che avvolge gli ospiti in un’atmosfera di comfort domestico elevato.
L’illuminazione nei listening bar diventa uno strumento di narrazione tramite i sensi. La luce plasma l’atmosfera, guida i flussi, valorizza materiali e dettagli, accompagnando la musica e contribuendo al senso di calore acustico.
Uno degli approcci più noti è il cosiddetto layering: diversi livelli di luce vengono uniti per creare profondità e dinamismo. L’illuminazione ambientale diffusa stabilisce il tono generale, mentre luci d’accento mettono in risalto i dettagli architettonici. Un altro tipo approccio è la zonizzazione, che prevede che ogni area del bar venga valorizzata da una luce specifica. Sopra il bancone si prediligono lampade a sospensione per un’illuminazione mirata e conviviale, mentre nelle zone lounge e listening room si opta per luci soffuse e indirette che favoriscono la contemplazione musicale.

Prospettive future dei listening bar
I listening bar si stanno evolvendo verso un design sempre più olistico, integrando sostenibilità, tecnologia ed esperienze sensoriali. Si stanno iniziando a vedere sistemi di illuminazione che reagiscono alla musica, ponendo questo tipo di spazi come piccoli laboratori di innovazione, dimostrando il ruolo del design nell’elevazione di esperienze singolari. Le potenzialità da esplorare sono molteplici, a patto che, però, l’estetica sia un’integrazione e non il fine ultimo, e che l’ascolto rimanga sempre in primo piano.