Volkwin Marg and Meinhard von Gerkan, founding partners of gmp studio – courtesy of gmp
gmp è uno studio di architettura con oltre 50 anni di esperienza, fondato dagli architetti tedeschi Meinhard von Gerkan e Volkwin Marg. I progetti del team, presenti in tutti i continenti, variano per scala e contesto culturale – dalle residenze familiari fino agli stadi – e tengono conto delle sfide globali e delle problematiche legate all’urbanizzazione, alla digitalizzazione e alla mobilità. Pensando proprio agli stadi e ai luoghi per i grandi eventi, la luce diventa uno degli elementi fondamentali nella fase di progettazione.
Quando si progetta una sede per grandi eventi, quali sono le strategie dal punto di vista illuminotecnico per rispondere alle diverse funzioni e alla versatilità che lo spazio deve avere?
«L’illuminazione è parte integrante e fondamentale della nostra filosofia progettuale. Il nostro obiettivo è far sì che l’illuminazione supporti simbioticamente l’architettura e valorizzi le caratteristiche principali di un progetto. Gli impianti sportivi sono luoghi di aggregazione per molte migliaia di persone, ma sono anche palcoscenici di emozioni e l’illuminazione è un fattore chiave nell’organizzazione dell’intera esperienza. Se da un lato la luce deve consentire un orientamento sicuro degli spettatori, guidare in modo subliminale le folle e migliorare il benessere e il comfort di tutti gli utenti, dall’altro i proiettori forniscono l’illuminazione necessaria per una perfetta visibilità dell’evento sportivo e per la trasmissione dei media ad alta definizione. I sistemi di illuminazione sono progettati anche per creare atmosfere diverse e accentuare le qualità spaziali dell’architettura.»
Pensando a uno stadio che può ospitare eventi come le Olimpiadi, quali caratteristiche devono avere i sistemi di illuminazione?
«Gli stadi per i Giochi Olimpici, così come quelli che ospitano una Coppa del Mondo FIFA, sono strutture che vengono trasmesse e pubblicate a livello globale, trasformandosi spesso in vere e proprie icone dell’evento o della città ospitante. Sono gli edifici più pubblici all’interno del tessuto urbano, ma anche epicentri emotivi, che mettono in scena l’interazione tra l’individuo e la folla. Questo rende gli stadi una tipologia affascinante per noi architetti e la luce è una delle caratteristiche più potenti di questi edifici iconici. I nostri progetti prevedono la presenza di specialisti del design dell’illuminazione fin dall’inizio, al fine di creare soluzioni straordinarie e distintive per i punti di riferimento più caratteristici. In molti progetti di stadi, ad esempio, la combinazione di membrana e illuminazione consente di ottenere soluzioni spettacolari ma efficienti, come nel caso della ristrutturazione dello Stadio Olimpico di Montréal, dove la nuova copertura interna sarà caratterizzata da una membrana retroilluminata che fornisce un’illuminazione indiretta e smaterializza visivamente la struttura, oltre che da lucernari vetrati. Si tratterà di un cambiamento radicale per lo spazio interno, che negli ultimi 45 anni è stato un’area chiusa e buia».
Il centro sportivo di Wuxi (Cina) è uno dei numerosi progetti pilota della città volti a ridurre le emissioni di gas serra e ad aumentare la resilienza climatica della regione. Quali sono le soluzioni per la luce?
«Il progetto del centro sportivo olimpico di Wuxi si concentra sul risparmio energetico e sulla riduzione al minimo degli elementi tecnici, come la combinazione dell’illuminazione della facciata con l’illuminazione del paesaggio, riducendo così il numero di apparecchi di illuminazione di oltre il 50%. Il sistema è gestito da un programma di controllo intelligente per massimizzare il risparmio energetico con unità LED a basso consumo prodotte a Wuxi. Anche la facciata è rivestita da una membrana traslucida che permette di creare una simbiosi funzionale tra l’illuminazione della facciata e quella della piattaforma».
Questo tipo di architettura, data la sua scala, presenta anche il problema dell’inquinamento ottico, cioè la diffusione della luce di una sorgente artificiale che illumina un’area non desiderata. Che tipo di soluzioni adotta nei suoi progetti?
«L’illuminazione deve essere significativa e mirata. Ma gli stadi sono anche edifici molto dinamici. In un momento possono ospitare migliaia di persone in delirio e un momento dopo sono quasi vuoti. L’effetto luminoso che potrebbe essere appropriato per un momento specifico, ad esempio per un gol segnato, non è necessariamente appropriato per uno scenario quotidiano. Non si tratta mai dell’illuminazione in sé, ma piuttosto delle superfici o degli elementi che l’architetto intende enfatizzare o nascondere. Per questo sviluppiamo scenari di luce controllata per consentire ai nostri edifici di interagire con gli utenti e il contesto urbano senza dominare l’ambiente circostante.»