Cover photo: Noire et blanche, 1926. Stampa ai sali d’argento, 17,3×23,5 cm. Collezione privata © Man Ray 2015 Trust / ADAGP-SIAE – 2024, image: Telimage, Paris
Dal 24 settembre 2025 all’11 gennaio 2026, le sale di Palazzo Reale a Milano ospitano Man Ray. Forme di luce, una delle retrospettive più ampie mai dedicate al fotografo e artista americano. Oltre duecento opere tra stampe originali, rayographs, collage, film sperimentali e disegni ricostruiscono l’universo visivo di Man Ray, figura chiave delle avanguardie del Novecento e protagonista assoluto dell’incontro tra luce, tecnica e immagine.
Realizzata in collaborazione con la Médiathèque du patrimoine et de la photographie e curata da Pierre-Yves Butzbach e Robert Rocca, la mostra segue un percorso tematico e cronologico che ne ripercorre le principali stagioni artistiche, dagli esordi a New York fino al lungo periodo trascorso a Parigi, dove Man Ray si afferma come uno degli esponenti più radicali e innovativi del movimento dadaista e surrealista.

Oltre 200 opere nella mostra “Man Ray. Forme di luce”
L’esposizione si apre con una serie di autoritratti e fotografie sperimentali degli anni ’20, che rivelano la precoce inclinazione dell’artista verso l’esplorazione delle possibilità tecniche del mezzo fotografico. Protagoniste indiscusse della mostra sono le rayografie (o rayographs), immagini realizzate senza l’uso della macchina fotografica: oggetti di uso comune disposti sulla carta fotosensibile, esposti brevemente alla luce e sviluppati in camera oscura.
Queste opere non rappresentano ma evocano, non descrivono ma alludono. Frutto di una pratica in bilico tra controllo e casualità, esse restituiscono la materia della luce come fosse un disegno astratto, un gesto poetico impresso su pellicola. Nelle sale successive sono presentati anche esperimenti di solarizzazione, giochi di riflessi e negativi invertiti che Man Ray realizza insieme a Lee Miller, anch’essa fotografa e sua compagna per un lungo periodo.
Il ritratto nelle opere dadaiste di Man Ray
Accanto agli esperimenti più noti, la mostra dedica ampio spazio alla produzione ritrattistica di Man Ray. Volti iconici come quelli di Kiki de Montparnasse, Marcel Duchamp, Jean Cocteau, Gertrude Stein, Pablo Picasso e Lee Miller sono ripresi attraverso inquadrature insolite, tagli netti, effetti di luce e ombra che ne trasformano la presenza in apparizione.
Per Man Ray, il ritratto non è mai riproduzione ma interpretazione, talvolta trasfigurazione. La luce diventa strumento espressivo, capace di esaltare tratti, suggerire emozioni, evocare visioni. Nelle sue immagini, il confine tra realtà e artificio si fa sottile, che grazie alla luce sfuma nella dimensione del sogno.

La grammatica visiva di Man Ray è fatta di luce
La mostra si articola in sezioni che alternano immagini intime e sperimentali, lavori commerciali (moda, pubblicità, still life), filmati d’avanguardia e oggetti plastici. In ogni caso, la luce è elemento strutturante, materia viva e significante. Le superfici, i corpi, gli oggetti sono catturati in uno spazio che la luce stessa plasma, deforma, ritaglia.
È proprio in questa relazione profonda tra fotografia e luce che ci rivela l’essenza dell’opera di Man Ray: una continua interrogazione sul senso dell’immagine, sulla sua ambiguità e sul suo potenziale immaginifico. In mostra, le sue fotografie sono accostate a materiali d’archivio, negativi, lettere e oggetti, offrendo uno sguardo ampio e complesso sulla sua produzione.

La mostra a Palazzo Reale per riscoprire la fotografia come arte concettuale
Man Ray. Forme di luce non è solo un omaggio a uno dei protagonisti dell’arte del XX secolo, ma anche un invito a riflettere sulla fotografia come linguaggio aperto, fluido, capace di ibridarsi con la pittura, la scrittura, il cinema, la scultura. Una pratica dove la tecnica si fa pensiero, e la luce – pura, diretta, deformata o riflessa – diventa la chiave per accedere a un altro modo di vedere.