Luce e illuminazione come innesto sociale: l’analisi di Marco Piovella

Attento alle tematiche per lo sviluppo dell’illuminazione, membro propositivo del consiglio dell’associazione professionisti APIL, dal 2011 dirige con passione e sano ottimismo Lighting and, il suo studio di progettazione.

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Uno degli ultimi progetti di Lighting and  – lo studio di Marco Piovella è la realizzazione del concept illuminotecnico della cantina Amaro Lucano, in Basilicata; con questo lavoro lui e il suo team hanno vinto il LIT Lighting Design Awards 2023. Un percorso ampio, di studio della luce ma anche legato al rispetto delle tradizioni e delle identità visive; un inno all’innovazione che si basa già su sentimenti e radici ben piantate, considerato i 130 anni dello storico liquore.

Non è stato però il primo lavoro su delle cantine; alcuni anni prima avevano lavorato anche per l’amaro Braulio, di fatto facendosi conoscere molto bene nel settore.

1. Simone Castiello (project manager Lighting and), Gaia Belardinelli, Marco Piovella con il Premio LIT (Lighting Design Awards) 2023

Quali sono i collegamenti di base, che fondano lo starter progettuale, tra le due cantine?

«La scelta di avere un lighting designer nel team di progetto dedicato all’ampliamento delle cantine Braulio da parte del Gruppo Campari era stata dettata da uno scopo comune a quello con cui Lucano 1894 ha affrontato il rinnovamento degli spazi dedicati alla cantina della sede storica lucana di Pisticci: emozionare i visitatori. Far vivere, attraverso la luce, un’esperienza gratificante, fotografabile e in grado di far “respirare a pieni polmoni” i valori del brand».



2. La nuova cantina dell’Amaro Lucano a Pisticci (MT); dettagli dell’illuminazione incentrata sulla gradazione della luce “rosso-lucano” per un’esposizione “museale” di botti e bottiglie photo © Luca Mosconi per MODstudio Milano
3. La nuova cantina dell’Amaro Lucano a Pisticci (MT); dettagli dell’illuminazione incentrata sulla gradazione della luce “rosso-lucano” per un’esposizione “museale” di botti e bottiglie photo © Luca Mosconi per MODstudio Milano

Il suo studio progetta la luce in ambiti molto diversi; ci sono preferenze?

«La trasversalità credo sia un nostro grande punto di forza. Anche se tuttavia sarebbe fantastico poter progettare solamente l’illuminazione di cantine perché sono ambienti che si prestano molto a far emergere la potenzialità di un progetto della luce e la bravura di chi lo disegna. Non amo invece particolarmente la progettazione nel ramo residenziale; ne ho fatta tantissima fin da quando sono entrato nel mondo della luce e come studio non andiamo mai a cercarla». 

4. Una parte delle Cantine Braulio prima del completamento dei montaggi delle botti di rovere

Come membro APIL, qual è il suo personale contributo? 

«Sono molto orgoglioso di esserne membro e di far parte del nuovo consiglio direttivo. Anche nell’associazione, come nel mio lavoro, cerco di essere molto pragmatico e fare ciò che mi viene meglio: aggregare le persone e spronarle a fare di più. Il mio sogno sarebbe che APIL diventasse una grande famiglia dove tutti i miei colleghi e – perché no – competitor, si sentissero accolti. E insieme a loro anche quelli che, per ruoli in attività più commerciali, sentissero la voglia di essere sempre in contatto con chi fa dell’attività intellettuale in campo illuminotecnico una professione».

5. Rifugio La Marmotta, mt.2420, Sauze d’Oulx (TO)

Come si muove l’associazione per diffondere la cultura della luce e tutelare la figura del lighting designer?

«In questo momento, e lo dico sinceramente, è un’esplosione di idee, sogni, attività “storiche” imprescindibili da portare avanti e nuove missioni per la categoria, da intraprendere con tutte le forze possibili.  Le difficoltà sono due e molto classiche: in primis, come in tutte le associazioni in cui, di fatto, si fa volontariato, trovare il tempo da dedicare – e ne serve molto – è sempre complicato. In secondo luogo, ci sono poche persone che lavorano assiduamente senza mollare un centimetro. Ora, per essere più efficaci, ci siamo concentrati sul rendere più facile l’ingresso in associazione da parte dei giovani lighting designer, molti dei quali sono dipendenti presso studi professionali. Così come cercare di cambiare dei parametri per l’inquadramento del lighting designer. Va in questa direzione il cambio di statuto di APIL che è stato firmato lo scorso novembre».

6. Headquarter Cotonella SpA - Uffici direzionali piano primo, Sonico (BS)

Bassi consumi, tempi di vita del prodotto più lunghi, riuso. Con quali mosse si può incidere su una progettazione sostenibile?

«Sono convinto che in ogni sfida del design, così come nella vita, serva qualcuno che si prenda la responsabilità. Credo sia arrivato il momento di rendere obbligatorio il progetto illuminotecnico negli appalti, così come lo è in determinati casi quello elettrico o quello strutturale. Penso che questa dinamica possa essere vissuta, almeno inizialmente, come un ulteriore stress da molti ma sono sicuro che aprirebbe il più forte degli scenari educativi con i conseguenti benefici, nel medio periodo, che andrebbe a impattare anche sull’inquinamento luminoso».

7. Monumento ai Caduti brindisini, Brindisi

Potremmo salvaguardare di più l’oscurità?

«Con l’avvento dei Led i consumi energetici dell’illuminazione sono sensibilmente diminuiti. E credo che questo abbia facilitato la nascita e la realizzazione di progetti, come quello curato dalle colleghe di Women in Lighting a Genova, in cui aggiungere luce e consumi con lo scopo di rendere più sicure le vie della città sia un tema sul quale non posso che essere sensibile e fortemente a favore.

Altro esempio: negli ultimi 10 anni Milano è stata protagonista di tantissimi progetti illuminotecnici di facciate, anche in condomini privati. Ma se andate in giro per la città vi accorgerete che è piena di realizzazioni “sbarluccicanti”, con impianti di illuminazione dotati di flussi di luce sovradimensionati e senza senso, che potrebbero funzionare anche a un decimo della potenza. È il caso di dire che, anche qui, occorre conoscenza del mezzo per saperlo utilizzare in modo adeguato, funzionale e senza sprechi. La buona progettazione passa dall’educazione». 

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