Cover photo: LANTERN Exterior – Jason Keen, courtesy of Library Street Collective
Detroit continua a essere un laboratorio di sperimentazione per la riconversione di spazi industriali in chiave culturale. Un esempio emblematico è Signal-Return, una tipografia artistica e centro comunitario dedicato alla stampa a caratteri mobili, che ha recentemente trasferito la propria sede all’interno di Lantern, un’ex panetteria e magazzino riconvertiti in un hub creativo per artisti e organizzazioni no-profit. Il progetto, curato da OMA e da M1DTW Architects, ridefinisce il rapporto tra luce, spazio e funzione, trasformando un edificio degradato in un’architettura permeabile e dinamica. Ponendo particolare attenzione all’illuminazione come elemento funzionale e identitario, il progetto dimostra come la luce possa trasformare e definire l’esperienza dello spazio.

L’intervento architettonico di OMA e M1DTW
Lantern si sviluppa su una superficie di circa 2.000 metri quadri e ospita due organizzazioni artistiche no-profit: Signal-Return e PASC (Progressive Arts Studio Collective). Il complesso include spazi espositivi, studi d’artista, retail creativo e un cortile centrale di 200 metri quadri, concepito come cuore pubblico dell’intervento. L’approccio progettuale ha valorizzato l’incompiutezza dell’edificio, sfruttando un’area priva di tetto e di una parete laterale per creare un grande spazio all’aperto, punto di accesso per tutte le funzioni interne.

L’architettura riflette la natura produttiva e comunitaria di Signal-Return attraverso una distribuzione che massimizza l’interazione tra le diverse attività. Le zone di stampa e produzione sono collocate lungo la strada, visibili dall’esterno, mentre le gallerie si affacciano sul cortile, enfatizzando la loro vocazione pubblica. La facciata del South Building, un monolite in calcestruzzo, è caratterizzata da 1.353 cilindri di vetrocemento che di notte diffondono la luce interna. Questa scelta illuminotecnica distintiva non solo preserva l’integrità materica dell’edificio, ma lo trasforma in una lanterna luminosa nelle ore serali, generando un effetto di vibrazione visiva tra interno ed esterno, rendendo il manufatto un punto di riferimento luminoso per il quartiere e rafforzando il suo legame con la comunità.

L’importanza della luce artificiale
Uno degli aspetti più innovativi del progetto riguarda il trattamento della luce artificiale.
La precedente sede di Signal-Return, situata in un edificio industriale dei primi del Novecento, soffriva di una scarsa illuminazione interna, che rendeva difficile il lavoro quotidiano. Nel nuovo spazio, il progetto ha puntato quindi su un sistema di illuminazione flessibile e calibrato sulle esigenze delle diverse aree. L’illuminazione principale utilizza binari con faretti regolabili, suddivisi in due circuiti indipendenti (A/B) che permette di regolare con precisione l’intensità luminosa, adattandola alle diverse attività.

Le lampade principali, con una temperatura colore calda di 3000K, sono state scelte per creare un’atmosfera accogliente nelle aree espositive e nel retail. Questo approccio è stato esteso anche agli spazi di vendita, dove le luci mantengono la stessa temperatura di colore, garantendo coerenza visiva in tutto l’edificio.

Nelle zone operative, il progetto ha massimizzato l’utilizzo della luce naturale, posizionando gli spazi di lavoro lungo le vetrate rivolte a ovest, mentre per le aree produttive e i laboratori, che necessitano di una resa cromatica più accurata, sono stati installati apparecchi con una temperatura di 5000K. La scelta delle lampade a Led ha garantito anche un’alta efficienza energetica, un elemento chiave nell’approccio sostenibile del progetto. Inoltre, è stata implementata una soluzione innovativa per il controllo della luce naturale: una tenda in rete di alluminio, tradizionalmente utilizzata nelle serre, è stata installata per ridurre l’abbagliamento senza compromettere la visibilità verso l’esterno.

Questo sistema di schermatura ha migliorato il comfort visivo degli operatori, garantendo una gestione ottimale della luminosità a ogni ora del giorno. Sono state reimpiegate lampade industriali vintage provenienti dalla sede originale, collocate nell’area di finitura per mantenere un legame estetico con il passato dell’edificio e con la sua identità storica, senza tralasciare la coerenza visiva con gli spazi di produzione.

Questo sistema di schermatura ha migliorato il comfort visivo degli operatori, garantendo una gestione ottimale della luminosità a ogni ora del giorno. Sono state reimpiegate lampade industriali vintage provenienti dalla sede originale, collocate nell’area di finitura per mantenere un legame estetico con il passato dell’edificio e con la sua identità storica, senza tralasciare la coerenza visiva con gli spazi di produzione.
L’attenzione alla qualità del progetto illuminotecnico si riflette anche nella gestione della transizione tra modalità operative e scenari per eventi: il sistema infatti consente di passare rapidamente da una configurazione fredda e tecnica a una più calda e accogliente, a seconda delle necessità dello spazio.

Il progetto ha trasformato l’illuminazione in uno strumento fondamentale non solo per migliorare la funzionalità degli spazi, ma anche per definire l’atmosfera e l’identità dell’edificio. L’accurata progettazione e la scelta dei sistemi di illuminazione hanno permesso di ottenere un risultato che bilancia perfettamente la luce naturale e artificiale, senza trascurare la storicità dell’edificio e rispondendo alle esigenze pratiche e estetiche di Signal-Return.

Un modello di recupero urbano
Il progetto di Signal-Return e Lantern rappresenta un modello virtuoso di riuso adattivo in ambito urbano. L’integrazione tra luce naturale e artificiale, la valorizzazione delle preesistenze industriali e la creazione di un’architettura aperta e flessibile lo rendono un esempio di come l’architettura possa amplificare il potenziale culturale di un edificio. La trasformazione dell’ex panificio in un hub per la stampa e la creatività restituisce non solo un nuovo spazio alla comunità di Detroit, ma inaugura una nuova modalità di dialogo tra luce, architettura e produzione artistica.