Il progetto di illuminazione che ha trasformato il ristorante di Daniel Boulud a New York

Un’intervista esclusiva allo studio L’Observatoire International sul progetto di illuminazione che trasforma La Tête d’Or in un’esperienza sensoriale oltre che gastronomica.

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Highlights

Main dining room – Foto Jason Varney

Aperto a New York alla fine del 2024 e progettato da Rockwell Group e L’Observatoire International, La Tête d’Or è il ristorante steakhouse dello chef stellato Daniel Boulud sviluppato su 1.250 metri quadrati al piano terra di One Madison Avenue. Lo spazio unisce eccellenza gastronomica e design offrendo un’esperienza sensoriale unica in cui l’illuminazione diventa protagonista, a partire dall’esterno. Osservando la location, è possibile percepire il calore intimo del locale che cattura lo sguardo e invita gli ospiti ad entrare.

Esterni. Foto Jason Varney.

Un dialogo con l’architettura che nasce dal progetto illuminotecnico firmato da L’Observatoire International, studio fondato e diretto da Hervé Descottes. Carlos Garcia, Associate Project Director, racconta:

«Fin dall’inizio, la nostra ambizione era quella di creare un ambiente in cui la luce non si limitasse a illuminare, ma desse vita allo spazio. Volevamo che ogni bagliore risultasse intimo e umano, capace di esaltare le texture dei materiali e di rivelare la bellezza silenziosa degli interni. L’illuminazione è stata concepita come un ospite invisibile, in grado di modellare l’atmosfera del ristorante tanto quanto il design stesso, in armonia con le superfici, il ritmo del servizio e persino il colore del cibo.»

Materiali, geometrie e una luce che guida lo sguardo

Gli ospiti sono accolti da un ingresso a doppia altezza che guida verso l’area bar, progettata con un’illuminazione soffusa che esalta i dettagli degli arredi e del bancone e sottolinea le influenze Art Déco della città. Da questo ambiente è possibile accedere alla sala da pranzo principale che presenta una disposizione simmetrica di sedute e tavoli ed è caratterizzata da una selezione di materiali di alta qualità: marmi, pelle, essenze di legno e metalli.

Bar. Foto Jason Varney.

In questa parte del locale l’atmosfera è definita dalle luci a cassettoni, che creano un’illuminazione diffusa, e da 4 lampade a sospensione, ognuna composta da 4 corpi illuminanti cilindrici che spezzano il ritmo dello spazio. Le sedute curve, rivestite in velluto, presentano LED integrati nelle boiserie che, insieme ad una serie di faretti, aggiungono profondità alle singole aree dei tavoli. Le postazioni ai margini della sala presentano anche applique in vetro rigato con dettagli in ottone.

Al centro dello spazio si trova la cucina a vista, sormontata da un’opera d’arte in metallo ispirata ai lavori dell’artista belga Jesse Willems e realizzata da De Castelli.
Dalla sala principale è possibile accedere a due ambienti più intimi, separati: il primo, interamente rivestito in legno; l’altro, dedicato al Wagyu, definito da un tavolo in pietra a ferro di cavallo.

La Tête d’Or. Foto Jason Varney.

Il ruolo della luce nell’esperienza degli ospiti

L’illuminazione diventa l’elemento chiave che modella l’atmosfera in linea con l’etica di La Tête d’Or, un’eleganza discreta e senza ostentazione. Un progetto illuminotecnico articolato che ha richiesto un equilibrio tra precisione tecnica e sensibilità: abbiamo chiesto allo studio in che modo avessero tradotto questa visione in realtà. Carlos Garcia racconta:

«Una delle sfide più grandi è stata trovare l’armonia tra funzione ed emozione. Il ristorante si sviluppa come una sequenza di atmosfere distinte: l’intimità delle sale da pranzo, il ritmo pulsante del bar lounge e il teatro del bancone dello chef a vista – ciascuno richiedeva una luce, una temperatura, un battito proprio. Insieme a Daniel Boulud e al suo team, abbiamo costruito livelli di illuminazione che si muovono con grazia tra questi mondi: una luce ambientale che calma e ammorbidisce, accenti che rivelano forme e texture, e gesti decorativi che portano calore e poesia.
Ogni fascio e riflesso è stato studiato per risultare naturale ma intenzionale, guidando gli ospiti in modo intuitivo e avvolgendoli in un senso discreto di comfort e appartenenza. Abbiamo lavorato in stretta collaborazione con gli artigiani per integrare ogni apparecchio illuminante nell’architettura, assicurandoci che la luce – e non il corpo illuminante – diventasse la vera protagonista».

Bar. Foto Jason Varney.

«Ugualmente essenziale è stata la collaborazione con gli interior designer di Rockwell Group per l’illuminazione decorativa. Molti apparecchi sono stati integrati nell’architettura in modo armonioso, nascosti o rivelati con un’intenzione precisa. Il loro allineamento, le proporzioni e le finiture dei materiali sono stati curaticon la stessa cura riservata a un pezzo d’arredo artigianale. Ogni fonte di luce e ogni superficie sono diventati una scelta tattile, volta non solo a trovare il tono luminoso giusto, ma anche la texture e il calore materico capace di fondersi con lo spirito di La Tête d’Or.»

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